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Il disturbo dissociativo dell'identità

di Costanzo Frau - Referente Italiano European Society for Trauma and Dissociation (ESTD)

Il disturbo dissociativo dell'identità (DDI) è un disturbo abbastanza frequente diversamente da quanto si può pensare. Alcuni studi attestano le percentuali di DDI nella popolazione psichiatrica tra l'1 e il 6%. Nell'immaginario collettivo questo disturbo corrisponde ad una persona con due distinte personalità, un dottor Jekyll e Mister Hyde. Il disturbo non viene riconosciuto dalla maggior parti degli specialisti proprio perchè la maggior parte delle persone che ne soffrono non si trasformano completamente da un momento all'altro. Non hanno neanche dei cambiamenti netti o se vogliamo "switch" come descritto nel libro di Corbett Thigpen e Hervey Cleckley "I tre volti di Eva", libro che si ispira ad un caso reale di disturbo dissociativo dell'identità.

I pazienti con DDI non vedono riconosciuto il proprio disturbo e generalmente ricevono varie diagnosi che in realtà rispecchiano varie facce dello stesso problema.
Il DDI non è altro che una risposta di adattamento del cervello alle esperienze traumatiche. Le persone che ne soffrono hanno dovuto gestire emozioni soverchianti, troppo forti per poter essere regolate e gestite nella maniera adeguata.
Di fronte a questi stati dirompente, ripetuti nel tempo, il cervello ha staccato la spina facendo si che le informazioni rimanessero codificate solamente in una stanza senza avere completo accesso alla consapevolezza. Le parti della personalità mantengono delle memorie traumatiche e sono separate da una barriera anamnestica che ne impedisce l'accesso allo stato cosciente.
Ciò che si può osservare nella maggior parte dei casi non è quindi un cambiamento completo della personalità, ma l'alternanza tra stati interni che generano nel paziente sensazioni, emozioni, comportamenti molto diversi tra loro. Il segnale per comprendere questo "cambiamento di stato" è la memoria. Ci sono molti vuoti di memoria in corrispondenza di emozioni molto forti. Periodi discreti in cui manca il senso del tempo per minuti, ore, o giorni che non è dovuto all'assunzione di droghe o altre sostanze. Nei casi più complessi può succedere di ritrovarsi in luoghi diversi senza sapere come si è arrivati lì. Inoltre, al paziente vengono raccontati dei fatti di cui non si ricorda, un comportamento molto diverso dal solito. Alcuni estranei mostrano di conoscere il paziente che non si ricorda assolutamente di loro oppure si ritrovano degli oggetti in casa di cui non sanno la provenienza. Questa non è una banale dimenticanza ma è legato al cambiamento interno tra le parti della personalità. Per fare un esempio, alcuni pazienti trovano nel proprio armadio dei vestiti che non riconoscono come propri o che considerano come non facenti parte del proprio stile.
Un altro aspetto caratteristico dei pazienti con DDI è il sentire le voci. Queste voci parlano con la persona o tra di loro; possono essere più di una e possono avere nomi, età o generi sconosciuti.
Purtroppo la maggior parte degli specialisti non riconduce queste voci al DDI, soprattutto quando esse assumono una forma un pó più confusa.

Vengono nella maggior parte dei casi considerate delle voci facenti parte del disturbo schizofrenico e di conseguenza trattate come tali. In tal senso, oltre alla difficoltà intrinseca legata all'instaurare una relazione con le voci, si aggiunge quella dettata dalla paura del giudizio esterno: la persona tende a non riferirle al clinico rallentando in tal modo il processo terapeutico.
Ecco perchè è molto importante riconoscere il DDI e diagnosticarlo correttamente il prima possibile.
Generalmente la persona con DDI chiede un consulto per sintomi di ansia, sintomi depressivi, disturbi del sonno, o per altre manifestazioni somatiche che percepisce come disturbanti (ad esempio forti somatizzazioni o conversioni). Dietro a questa sintomatologia si nasconde la lotta tra le varie parti, che generalmente il paziente cerca di regolare con l'uso sostanze, col cibo o con comportamenti autolesivi.
Anche se c'è ancora tanto lavoro da fare per migliorare la diagnosi e il trattamento dei disturbi dissociativi, grazie al lavoro della European Society for Trauma and Dissociation (ESTD) e la Società Italiana per lo Studio del Trauma e della Dissociazione (AISTED), gli specialisti psicologi e psichiatri iniziano ad interessarsi maggiormente allo studio dei disturbi dissociativi.

 

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